Er Canaro della Magliana: il delitto più efferato della cronaca nera italiana al cinema
Il delitto del Canaro della Magliana fu il più efferato della cronaca nera italiana. O quantomeno di quella romana. Pietro de Negri, toelettatore romano, in preda ad un raptus omicida tortura e sevizia per oltre sette ore il suo aguzzino Giancarlo Ricci fino ad ucciderlo.
Correva l’anno 1988. Sono passati 30 anni dal tragico episodio e, in occasione di questo particolare anniversario, potremo vedere nelle sale cinematografiche due diverse interpretazioni della storia del Canaro della Magliana. Eccole entrambe.
Film in uscita: il Canaro della Magliana secondo Matteo Garrone e Sergio Stivaletti
Il 17 maggio esce nei cinema italiani “DogMan” di Matteo Garrone, e poco dopo, il 7 giugno, l’interpretazione del maestro di effetti speciali Sergio Stivaletti al suo terzo film dal titolo “Rabbia Furiosa – Er Canaro”.
Già dai trailer ci si accorge con chiarezza dell taglio differente delle due pellicole. Se Matteo Garrone cerca di indagare il fragile rapporto tra l’amore che il Canaro nutre per i cani e l’instabile amicizia che lo lega con il suo vessatore Giancarlo Ricci, Sergio Stivaletti punta maggiormente sulla psicologia dell’uomo vessato, sul desiderio di rivincita che cova dentro di sé per anni, fino a scoppiare e sfociare in un’atroce vendetta.
Rabbia Furiosa di Sergio Stivaletti
Dunque, due interpretazioni diametralmente opposte per la storia del Canaro della Magliana, che appaiono tali anche sul piano scenico e fotografico.
“Rabbia Furiosa” di Sergio Stivaletti viene girato nel quartiere del Mandrione. Una cornice pasoliniana che ancora mantiene traccia di “una Roma in via di estinzione” e dove il regista racconta attraverso i personaggi la cruda storia del Canaro, fatta di droga e violenza, soprusi e desiderio di vendetta. Senza lasciare nulla all’immaginazione.
Il regista Sergio Stivaletti ha dichiarato di essere “sempre stato affascinato dai film in cui il personaggio centrale dopo lunghe vessazioni ed ingiustizie trova finalmente la forza di vendicarsi facendosi giustizia da solo“.
Ma, per farlo, bisogna “oltrepassare un limite normalmente invalicabile sconfinando nella crudeltà pura”. Andando oltre il famoso punto oltre il quale, così si dice, ognuno può arrivare a uccidere.
Anche Stivaletti, nel suo “Rabbia Furiosa” mantiene i protagonisti, De Negri (Fabio) e Ricci (Claudio). Il regista sceglie di iniziare il suo racconto quando Fabio esce dalla prigione dopo aver scontato otto mesi di prigione per un crimine che non ha commesso. Quel crimine lo ha commesso Claudio, un suo amico ex pugile e delinquente di piccolo calibro che ambisce a diventare il boss del Mandrione. Claudio gestisce traffici vari, tra cui i combattimenti tra cani. E per curarli si rivolge all’amico Fabio, in un rapporto ambiguo, fatto di tante vessazioni a senso unico. Ma un giorno, per Fabio, arriva il momento di rifarsi, dando vita al più delirante, e cruento, omicidio riportato dalle cronache.
Dogman di Matteo Garrone
Matteo Garrone si impegna a produrre una fotografia quasi poetica, girata in provincia di Caserta. Panorami western urbani della scenica Castel Volturno, intervallati da primissimi piani drammatici dei pitbull che irrompono sul grande schermo con il loro ringhiare combattivo.
La figura del cane come soggetto primario del film sembra essere confermato dal trailer, che però non racconta molto del film. Queste poche scene ci consegnano una suggestione. Dovremo aspettare l’uscita nelle sale per scoprire se sarà un altro “Racconto dei Racconti” oppure un “Gomorra”.
Il regista, che con questa pellicola tornerà sulla Croisette del Festival di Cannes dopo Il Racconto dei Racconti, ha dichiarato di aver cominciato a lavorare al film dodici anni fa. Un lungo progetto, che, però, parrebbe solo liberamente ispirato alla storia del Canaro e del delitto della Magliana che sconvolse la Roma dell’88. In ben 12 anni molte sono state le modifiche apportate a un’idea originale che, almeno dal trailer, sembra avere a che fare più con l’approfondimento umano del fatto che con la sua ricostruzione giornalistica. Garrone ha tenuto i protagonisti, De Negri (Marcello Fonte) e Ricci (Edoardo Pesce). Ma sembra aver voluto evitare l’espressione nuda e cruda della violenza. Preferendole invece il contrasto umano, prima che fisico, tra i due. Per gli altri dettagli, il regista di Gomorra ha deciso di mantenere riserbo e suspense.
Chi era Er Canaro?
Er Canaro gestiva un piccolo locale di cura e trattamento cani in via della Magliana, 253 (in romanesco “er canaro” appunto), al secolo Pietro De Negri.
Piccolo criminale di quartiere, la sua vita era fatta di piccoli traffici di droga e rapine. Proprio una rapina lo lega indissolubilmente a Giancarlo Ricci, ex pugile, allora 27enne.
Pietro fu arrestato e passò sei mesi nel carcere di Rebibbia, dove non fece mai il nome del suo complice. Una volta uscito, subì per anni angherie, minacce e percosse da parte del Ricci.
L’omicidio della magliana
Il 18 febbraio 1988 attira l’amico aguzzino nella sua sala di toelettatura, con il pretesto di voler organizzare una rapina ad uno spacciatore di cocaina. Quindi lo convince ad entrare dentro al “gabbione” in ferro usato per i cani e fa scattare il gancio di chiusura.
Prima stordisce il Ricci incendiandogli della benzina in viso per bloccare il suo stato d’agitazione, poi lo lega con due catene al collo e lo bastona.
Da qui in poi, per le successive 6-7 ore er Canaro alterna le sevizie a pause in cui sniffa cocaina nel bagno del negozio o si allontana per prendere una boccata d’aria. Addirittura trova il tempo per prendere all’uscita di scuola la figlioletta Sara di 7 anni.
Le urla del povero Giancarlo sono soffocate dalla musica della radio, che er Canaro usava tenere ad alto volume e non destava quindi alcun sospetto.
Gli taglia la faccia con le forbici, poi le orecchie, la lingua, pene e testicoli. Una escalation di violenza senza pari, facendo attenzione a cicatrizzare le ferite con benzina e fuoco per mantenerlo in vita il più a lungo possibile. Con la tenaglia gli sfonda i denti, gli fa ingoiare gli organi genitali fino a soffocarlo.
Infierirà su quel corpo ormai privo di vita aprendogli la calotta cranica a martellate e lavandogli il cervello con lo shampoo per cani.
Infine lo lega ad una corda, lo trasporta in una discarica non molto distante e gli dà fuoco, lasciando i polpastrelli intatti. Tutti dovevano sapere, spiega agli inquirenti, che fine aveva fatto “Er puggile”.
Che fine ha fatto Er Canaro? Nuova vita e un passato difficile da dimenticare
Che l’abbiate sentita per la prima volta o vi ricordiate le cronache di quei giorni del 1988, molto probabilmente vi starete chiedendo: che fine ha fatto Er Canaro della Magliana? Pietro De Negri ha pagato il suo conto con la giustizia, scontando 17 anni di prigione.
Arrestato il 21 febbraio ’88, De Negri tornò in libertà per un breve periodo il 12 maggio dell’anno successivo. Poi il nuovo arresto e la sentenza definitiva: 24 anni. Tra sconti e permessi sarebbe dovuto uscire nel 2008, ma viene scarcerato nel 2005 per buona condotta. Era un detenuto modello.
Nel 2005 uscì per andare a vivere in Via Andersen, al Quartaccio, e tornare a essere Pietro, senza più l’ombra del canaro, e diventare il fattorino di uno studio legale. Poi, il silenzio.
Di sicuro sappiamo solo che ha preferito preservare la sua famiglia, trincerandosi dietro il “no comment” e i “dimenticatemi”. Ha dichiarato di aver rifiutato molti soldi pur di ricominciare la sua vita e proteggere la sua famiglia e quella della sua vittima. Il suo silenzio non si è mai interrotto in questi anni. Chissà se andrà a vedere i film che parlano della sua storia. Chissà che effetto gli faranno.